Ho più di vent’anni e per vivere mi tocca lavorare. Sembra l’inizio di un racconto dell’orrore, lo so, ma come molti altri a questo mondo ho imparato a conviverci. Complici i miei natali milanesi e il sangue di tre generazioni di giornalisti nelle vene, non ho mai avuto dubbi che la comunicazione fosse il mio mestiere. Rispetto al resto della mia famiglia, però, ho scelto una direzione diversa: ho deciso che il mio posto è “dall’altro lato della scrivania”.
Ecco quindi che con lo stesso coraggio con cui Geri Halliwell si è separata dal resto delle Spice, la determinazione di Bruce Jenner nell’annunciare fiero il cambio di sesso e il fegato dell’ Academy nel dichiarare Argo un film migliore di Django Unchained (dai, sul serio, ma li guardate i film prima di giudicarli?) ho detto a parenti ed amici che no, il Pulitzer non rientrava tra le mie ambizioni: voglio lavorare in un ufficio stampa. Eccomi, dunque. Sono l’assistente dell’assistente dell’assistente dell’assistente dell’assistente di un prestigioso ufficio stampa.
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